Come nasce un pavimento in cotto fatto a mano: i segreti di una tradizione millenaria!
Ore 05:30 del mattino: il sole cerca di fare un timido capolino dalle colline umbre che, come una madre premurosa, avvolgono e proteggono le vallate circostanti.
I girasoli già volgono lo sguardo ad Est, preparandosi ad inseguire per tutto il giorno quei raggi di luce solare che li accompagneranno per tutta l’estate.
I galli, fieri dell’arduo compito assegnato loro da madre natura, annunciano l’arrivo di un nuovo giorno con un canto così insistente da convincere anche il più dormiglione del rione a scendere giù dal letto.
Ma mentre tutti si preparano a cominciare una nuova giornata, dalle lamiere di una capanna ancora avvolte dalla rugiada mattutina, si odono dei tonfi echeggianti come se qualcuno stesse prendendo a ceffoni il sedere di un cavallo.
Sembra che questa mattina, in barba hai messaggeri del nuovo giorno, una persona sia già all’opera di un pò di tempo.
Incuriositi varchiamo l’uscio della baracca e scorgiamo un uomo che ha già abbondantemente superato il “bel mezzo del cammin della sua vita” intento a pressare un’impasto di argilla all’interno di uno stampo di legno.
Camicia a quadri completamente sbottonata fermata in vita da un nodo rudimentale ricavato dei lembi della stessa; pantaloncini corti di stoffa blu, piedi scalzi protetti soltanto da un sottile velo di “polvere e sabbia”, viso solcato da un rivolo di sudore, sguardo profondo e solare……… tutti connotati che delineano senza lasciar adito ad interpretazioni una figura del passato ancora presente e attiva ai giorni nostri: il mastro Fornaciaro.
E’ grazie a lui se sarai uno dei fortunati a poter camminare dentro la tua casa a piedi nudi assaporando il tepore di un pavimento in cotto fatto a mano che conserva in sé secoli di storia e tradizioni!
E’ grazie a lui se potrai emozionarti guardando ogni piccola imperfezione di un pavimentazione in cotto che porta impressa indelebile l’impronta dell’uomo!
E’ grazie a lui se ogni giorno potrai immergerti in un’atmosfera calda ed accogliente tipica della abitazioni dei tempi che furono!
Ma cerchiamo di capire meglio come quell’argilla è finita dentro lo stampo di legno che, sformata dopo sformata contribuirà a realizzare il TUO PAVIMENTO IN COTTO FATTO A MANO.
Estrazione e stoccaggio dell’argilla
La primissima fase della lavorazione dell’argilla, consiste nell’estrazione della stessa e relativo stoccaggio all’aria aperta.
Oggi ovviamente questo processo viene eseguito con dei mezzi meccanici.
Per mezzo di escavatori e pale meccaniche, l’argilla di profondità viene estratta e successivamente stipata in un piazzale all’aria aperta (in gergo il Cretaro) dove, grazie all’azione combinata degli agenti atmosferici riceve una prima fase di lavorazione (macerazione).
Fino a non molti anni fa, anche questa operazione veniva svolta a mano.
Premesso, che le fornaci sorgevano tutte in prossimità, o addirittura sopra a dei banchi di argilla, a fine giornata di lavoro, tutte le persone impiegate nella produzione dei mattoni, scendevano in prossimità del banco di creta e preparavano il lavoro per i giorni successivi.
Con una zappa appuntita estraevano le zolle di argilla colpendole ripetutamente cercando di renderle il più piccole e sottili possibile. Durante questa rudimentale fase di estrazioni, contestualmente veniva creata anche la buca “pozzetta” dove questa argilla, ricoperta di acqua, veniva lasciata a macerare per uno o due giorni.
Preparazione dell’impasto
Grazie a delle impastatrici meccaniche molto simili a quelle utilizzate per impastare il pane, l’argilla mescolata con l’acqua, viene lavorata fino a creare un impasto liscio, cremoso e malleabile.
L’impasto così creato viene trasferito sul banco di lavoro del Fornaciaro.
Ritorniamo indietro invece di qualche anno, quando anche questa operazione veniva eseguita manualmente.
Ti ricordi l’argilla che era rimasta a macerare?
Bene ora, ormai è giunto il momento di toglierla dalla “pozzetta”.
Viene caricata a mano con la pala dentro una carretta e posizionata sul piano di lavoro dell’artigiano.
Fase di stampaggio: la mattonella prende forma
Giunti a questa fase, non esistono più differenze nella fase di lavorazione tra il presente e il passato: ogni mattone prende forma attraverso la mano del Fornaciaro esattamente come accadeva centinaia e migliaia di anni fa.
L’artigiano prende una certa quantità di argilla in base alle dimensioni del mattone da realizzare e la modella, passandola più volte su uno strato di sabbia che funge da distaccante (un pò come si fa con la farina per il pane) dandole una forma ovale.
La forma così creata prende il nome di “pastone”.
Quest’ultimo viene poi pressato all’interno dello stampo in legno e con un regolo,anch’esso in legno, viene tolta l’argilla eccedente.
A questo punto lo stampo con il mattone incastrato dentro viene posato a terra e sformato.
Poi si ricomincia con un altro giro.
Essiccazione e Cottura: l’opera è compiuta!
La pianella così realizzata viene lasciata ad essiccare a terra per un tempo sufficiente a permetterne la movimentazione.
Per accelerare questa fase molte fornaci oggi si avvalgono di pavimenti riscaldati.
Una volta essiccati i mattoni vengono caricati (a mano ovviamente) su dei cassoni e poi adagiati all’interno del forno.
Quando il forno sarà pieno, si darà inizio al ciclo di cottura che durerà dai tre ai cinque giorni a seconda che si tratti di forni a gas o a legna.
La temperatura di circa 1000° gradi farà si che l’argilla vetrificherà e darà origine ad un manufatto resistente, ingelivo, eterno nella sua naturale bellezza.
Terminata la cottura i mattoni saranno lasciati raffreddare per qualche giorno, dopodiché verranno estratti dal forno e confezionati su pallet pronti per essere consegnati.
Sarà cura del posatore ultimare l’opera e “battezzare” il pavimento in cotto fatto a mano pronto per essere vissuto!